di Roberto Laurenzi, fondatore e direttore didattico della Scuola di Naturopatia EFOA
Ayurveda e Dhâtu
Se vogliamo capire l’Ayurveda ed entrare nelle sue logiche occorre comprendere che cosa sono i Sette Dhâtu.
I Dhatu
E’ indispensabile capire cosa sono esattamente i Sette Dhâtu, anche perché non è assolutamente chiaro da quanto è espresso nei vari testi.
Innanzitutto partiamo dalla considerazione su cosa sono i Dhâtu, impropriamente definiti “Tessuti”, la radice “dh” indica fondamento, sostegno, stabilità.
Nella Tradizione Ayurvedica il termine dhâtu indica “parte di un tutto”.
I Dhâtu sono materiali?
E’ difficile far chiarezza su questa questione, considerando che l’Ayurveda si occupa sostanzialmente di processi e che anticamente la visione del Corpo era soprattutto sottile.
D’altra parte anche le Sedi dei Dosha (tanto quelle principali che quelle secondarie) sono materiali?
Lo Stomaco, il Tenue ed il Crasso sono materiali?
La risposta appare scontata, ma non è così (esattamente come per gli Organi ed i Visceri della Medicina Cinese).
Il punto di vista dell’Ayurveda
Stomaco, Tenue e Crasso sono fisici, se seguiamo il punto di vista della nostra Medicina, mentre sono delle Strutture di Informazione, se entriamo nella logica dell’Ayurveda.
Nell’Ayurveda, Kapha (Dosha immateriale, sukshma) ha il suo centro di coordinamento nello Stomaco che diviene il fulcro attorno al quale “ruotano” tutti i “processi Kapha” (Chakrawartin = “il fulcro attorno al quale tutto si muove e si coordina).
Stomaco, quindi, NON “lo Stomaco fisico”, in quanto è “la funzione Stomaco” ad essere presieduta da Kapha.
In un certo senso, abbiamo una equivalenza con l’immagine dello Stomaco a livello corticale che controlla le funzioni dello Stomaco fisico, ma che è contemporaneamente influenzata dai processi emotivi del pensiero…
Quindi abbiamo un Dosha imponderale che presiede ad una serie di Processi (collocazione in una Sede) che controlla un gran numero di funzioni (attività somatica, non ancora materiale) che ingenera una serie di attività fisiologiche materiali (con produzione di Succhi e Ormoni) nel corpo della persona.
Sharira, impronta, stampino
Questo concetto è racchiuso nel termine “sharira”, “impronta”, “stampino” che si addice bene anche ai nostri Sette Dhâtu, ovvero degli elementi che presiedono alla strutturazione del nostro Corpo materiale (elementi che vanno interpretati come “quiddità”, non come bhûta).
In altre parole Rasa-Dhâtu non è la Linfa (come erroneamente propalato nella maggior parte dei testi), ma è un “Quid condizionante lo stato della Linfa”, tipologicamente affine al concetto di “Informazione”, ben lontano da “Sostanza materiale”.
Se dividiamo l’intero Corpo in Sette parti (7 è un numero simbolico connesso con i 7 Astri), i Sapta Dhâtu sono letteralmente “Ciò che sostengono i Sette”, cioè i Codici Infomativi che gestiscono i sette costituenti il nostro Corpo.
Ora appare chiaro il concetto di Dhâtu e diviene evidente il significato che bisogna dare a e Rasa- Dhâtu, cioè Ciò-che sostiene-la-Linfa, o a Rakta-Dhâtu, cioè Ciò-che-sostiene-il-Sangue.
Questa precisazione fa comprendere un altro degli incredibili errori che troviamo nei vari testi di Ayurveda, perché confondere “Ciò-che-sostiene-la-Linfa” con la “Linfa” è imperdonabile.
“Ciò-che-sostiene-la-Linfa” si situa in una dimensione sottile (sukshma = imponderale), incorporea, e, da questa dimensione, controlla il corpo.
Facciamo un esempio occidentale, l’ingordigia fa mangiare troppo, ma l’ingordigia non è corporea, ma è psichica; il che vuol dire che non risolveremo nulla facendo l’analisi della sua massa grassa, ma dovremo viceversa affrontare e risolvere quella brama compulsiva che porta quel determinato soggetto a mangiare troppo.
In questo caso, risolvendo a livello psicologico il Dhâtu guarirà Medas (il Grasso).
Se, invece, il grasso è determinato da un calo glicemico, agendo con una dieta opportuna dal punto di vista dei picchi glicemici (ovvero fornendo il soggetto di zuccheri lenti, somministrati a fine pasto), otterremo che il soggetto non manifesti più una compulsione verso gli zuccheri, risolvendo a livello corporeo il Dhâtu e il soggetto potrà tranquillamente perdere grasso.